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Lavori luglio agosto

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Lavori in apiario nel mese di Luglio Agosto 2009

Sono questi i mesi dove i nostri vicini, prima o poi, partono per le vacanze. Periodo che secondo loro deve essere, inderogabilmente, dedicato al rilassamento della persona senza pensieri ed impegni urgenti e solo al piacere di giornate tranquille.

Per noi apicoltori non succede esattamente così: il lavoro in apiario, anche se non più impegnativo, richiede sempre la nostra presenza. Le ultime smielature, l’invasettamento del miele che si trova nei maturatori, il riordino del magazzino con la pulizia del materiale che riportiamo giornalmente, allontanano certe cose dalla nostra mente.

Il mio pensiero va alle nostre mogli che spesso non condividendo la nostra passione si adeguano per amore  alle nostre esigenze, senza farci pesare in nessuna maniera queste loro rinunce.

Certamente dovremmo valutare anche questo aspetto nei confronti delle nostre famiglie e dare merito ai nostri cari che si assoggettano a queste rinunce, non solo nel periodo di ferie ma nell’arco di tutto l’anno: se si deve organizzare un viaggio a primavera, non deve coincidere ne con il momento dello sviluppo delle famiglie nè con il periodo della sciamatura, pena la rinuncia della gita.

La ricompensa che quest’anno possiamo dare ai nostri famigliari è la produzione abbondante di Miele che ci hanno dato le api.

Se posso azzardare un bilancio di questa annata apistica, per la mia zona, posso dire che sia stata un’annata molto positiva, sia come allevamento apistico che come produzione di miele.

img2Le famiglie, non avendo subito spopolamenti, ne durante ne dopo la semina del mais, si sono ritrovate molto popolate all’inizio della primavera; le ottime temperature stagionali hanno contribuito a farle svilupparle in forma regolare, anzi vorrei dire che molte famiglie si sono sviluppate una venti giorni prima del normale.

Questa evoluzione inaspettata ha preso in contropiede gli apicoltori, dividendoli in due categorie: quelli increduli e convinti che il tutto dovesse ritornare negli schemi degli anni precedenti e quelli attenti e previdenti, convinti che l’annata si sarebbe sviluppata in maniera propizia.

I primi, che non sono riusciti a seguire lo sviluppo evolutivo delle famiglie, hanno raccolto solo sciami, sicuramente molti visto che le casette hanno sciamato due o tre volte ciascuna; per i secondi, e io mi ritengo di far parte di questi, che hanno guardato attentamente le api togliendo tutte le celle reali ogni cinque giorni (ho tolto anche ventidue celle reali per famiglia in una sola visita, giornate di lavoro faticoso visto che per qualche giorno mi sono alimentato solo con delle mele all’ora di pranzo), durante la fioritura dell’acacia hanno visto riempirsi i melari in maniera strepitosa; in questo periodo si aggiungevano ogni sette-otto giorni.

Amici da Castelfranco Veneto, che avevano collocato un’arnia sopra una bilancia, ogni sera mi telefonavano dicendomi quanto aumentava di peso nella giornata: abbiamo calcolato una media di cinque ai sei chilogrammi al giorno, a confronto dei tre o quattro degli anni scorsi. Altri dislocati nella Pedemontana Veneta o nei Colli Euganei sono riusciti a sfruttare la fioritura dalle piante poste al sole e poi quella tardiva delle piante poste all’ombra e sono arrivati a cento chilogrammi di miele, con qualche alveare.

Un evento straordinario in trent’anni in cui pratico l’apicoltura, ma che non ricordano neanche quelli più vecchi di me.

img4Quando succedono cose di questo genere, ma anche non così eclatanti, il mio pensiero ritorna a quando nelle annate tristi mi lamentavo con il mio amico-maestro Toni che dopo aver lasciato sfogare la mia amarezza diceva: “Paolo, non disperare, prima o poi le api ritornano all’apicoltore il doppio di quello che hanno ricevuto”.  

Sinceramente vorrei che fosse presente in questo momento per ringraziarlo del suo ottimismo e farlo gioire nel vedere maturatori, pentole e tegami ricolmi di quel bel miele color paglierino chiaro e filante. 

Il lavoro notturno della smielatura, non affatto noioso e pesante,

per poter riposizionare il mattino successivo i melari vuoti sopra le arnie..… La gioia di lavorare in apiario, visitare famiglie, estrarre telaini da nido per la verifica della covate e presenza di celle reali, porre diaframmi come fuga-api, prelevare telaini dai melari ricolmi di miele…..  Il tutto senza essere infastiditi dalle api, senza problemi d’innescare saccheggi perché tutti i componenti delle famiglie sono intenti alla raccolta…..  Forse sono cose che dovremmo ricordare e ..… raccontare.

Ritornando al presente, dopo tante soddisfazioni ricevute dalle nostre api, spetta a noi curarle amorevolmente per poter far loro superare la stagione fredda. Ricordiamo che non fare nessun trattamento tampone in questo periodo significa portare le famiglie al collasso certo da infestazione di varroa.

Verso la fine della fioritura dell’acacia, eseguendo le ultime visite nei nidi per la verifica e l’eliminazione di celle reali non viste, ho notato che quattro  famiglie avevano automaticamente fatto il blocco di covata. Vista la grande importazione le bottinatrici indaffarate hanno scaricato il miele non solo negli alveoli del melario per sfruttare il raccolto riempito tutti gli alveoli del nido, togliendo spazio alla regina che non ha più potuto deporre uova.

Nella fase di fine fioritura stavano trasportando questo miele nel melario e la regina riprendeva a deporre man mano che gli alveoli si ripresentavano puliti.

Vista tutta la covata aperta e con larve di qualche giorno ho pensato di fare un trattamento con l’acido ossalico gocciolato, dopo tre giorni sono tornato per la conta delle varroe cadute, ebbene il numero degli acari variava da un numero di settanta a centoventi  unità, per arnia.

Questo mi ha fatto riflettere: la varroa continua a riprodursi nonostante le famiglie si presentino in ottimo stato.

Ricordo che per chi usa Api Life Var o Apiguard, i principi attivi, che sono composti da oli essenziali come timolo e mentolo hanno maggiore efficacia se le temperature estive sono elevate, se si usano in periodi di pioggia o in presenza di temperature basse hanno una efficacia molto più ridotta.

Non fidiamoci di trattare con un solo prodotto e non cerchiamo di sentirci tranquilli perché abbiamo applicato alla lettera quello che ci è stato insegnato nelle riunioni zonali.

Se facciamo un ciclo di trattamenti con il primo farmaco, dopo qualche giorno terminato il ciclo proviamo, in qualche alveare, ad introdurre anche il secondo come metodo di confronto, per la verifica dell’efficacia.

Questo vale anche per chi usa il secondo: alla fine provi ad introdurre il primo, e  contando le varroe che cadranno successivamente potrà valutare il grado d’infestazione della varroa all’interno delle famiglie.

Daglii studi presentati nei vari convegni è emerso che, questi farmaci non in tutte le zone hanno avuto la stessa efficacia, e queste variazioni non sono dovute ad una specifica zona ma alle temperature stagionali.

Alla metà d’Agosto controlliamo i nidi e verifichiamo che la covata sia indenne da malattie, e che le scorte siano sufficienti ed abbondanti in special modo le scorte di polline indispensabili per le  covata sucessiva che sarà quella che ci permetterà di superare l’inverno.

Con queste, non poche, raccomandazioni auguro a tutti delle buone ferie e a risentirci a Settembre

Paolo Franchin ...