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Lavori marzo

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Lavori in apiario nel mese di Marzo 2009

Marzo: con l’innalzarsi delle temperature sopra i dodici gradi e la presenza del sole incomincia il lavoro in apiario. Se il clima è favorevole in questo mese prevedo di visitare tre volte le mie arnie: la prima all’inizio del mese , la seconda a metà mese e la terza alla fine del mese o nella prima settimana di aprile.
Dopo tante preoccupazioni e tante perplessità per i nostri cari insetti è giunto il momento di far loro una visitina, veloce per non raffreddare la camera di covata, ma intensa di notizie da registrare nel nostro diario. Qualcuno di voi mi ha chiesto come è composto il mio diario. Personalmente ho cercato di renderlo più semplice possibile: su un foglio A4, diviso a metà, ho tracciato delle righe parallele e nella parte sinistra, alla distanza di qualche centimetro dal bordo ho tracciato una riga perpendicolare.
Nella prima riga, nello spazio piccolo, scrivo la data e in quello più grande descrivo da dove proviene la nuova famiglia e la sua composizione e qualche considerazione che mi sembra utile per il futuro.
Di seguito continuerò a scrivere le date in cui faccio le visite e le osservazioni che ritengo necessarie.
Apiario Con una puntina da disegno fisso ogni foglietto, riguardante l’arnia, nel coprifavo, magari in un angolo, che non mi sia d’intralcio quando dovrò porre i nutritori.
Come dicevo l’anno scorso, le visite che ho fatto in apiario nei mesi precedenti, in giornate di sole, sono state utili per osservare le quantità di api che uscivano nei predalini per avere un’opinione sulla potenzialità della famiglia.
Molti anni fa, da una lezione di apicoltura dell’amico Prof. PierAntonio Belletti dell’Università di Udine, ho recepito un particolare interessante: quando lui andava in apiario per visitare le famiglie, dovendo lasciare dei messaggi al padre che passava dopo un paio di giorni, magari a portare del candito o a prendere dei dati sulla caduta della varroa, usava dei mattoni posti sopra i tetti delle arnie.
La posizione del mattone indicava il messaggio che voleva dare. Lui è molto più bravo e metodico di me e aveva colorato ogni faccia del mattone con un colore diverso.

Personalmente, anch’io, vorrei fare le cose in maniera precisa ma tutte le volte che cerco di eseguirne una, ho tempi così ristretti che se mi attardo si accavalla subito un altro lavoro.
Se qualcuno di voi ha visitato il sito della mia Associazione, avrà visto che nel mio apiario tutti i coperchi delle arnie sono trattenuti da mattoni. Questi mattoni prendono posizioni diverse in funzione del messaggio che voglio ricordarmi e del periodo stagionale in cui mi trovo.
In questo momento le pietre parallele all’entrata stanno indicando che la famiglia è forte; nelle giornate di sole di questi mesi si è dimostrata tale e poi c’è il riscontro della lettura del vassoio.
Le pietre poste perpendicolarmente all’entrata stanno ad indicare che la famiglia è debole e che avrà bisogno di essere visitata prima delle altre. Il mese scorso c’erano delle pietre parallele all’entrata ma poste sul fianco (appoggiate nel lato più stretto) e significavano che non c’era nessun movimento; di conseguenza dovevo decidere in breve tempo il da farsi.
Sei famiglie su diciotto sono morte, vedete che forse sono meno bravo di voi, per fortuna mi salvano i nuclei che sono riuscito a formare.
Durante le fioriture le pietre indicheranno quanto sono riempiti i melari e a quale famiglia servirà urgentemente la posa del secondo melario. Insomma ognuno può usare il linguaggio che ritiene opportuno, in ogni caso è importante avere delle notizie immediate senza alzare i coprifavi.
Armato di affumicatore in una mano e leva e spazzola nell’altra, dopo aver guardato i vassoi e fatta la solita passeggiatina davanti agli alveari per appurare che non ci siano api a terra o tremanti nel predalino, mi accingo ad aprire le arnie che hanno la pietra perpendicolare: la visita deve essere breve, comincio ad alzare il coprifavo e già devo stare attento al mormorio dell’alveare.
Se ci sarà solo un brusio di breve durata allora va tutto bene, se invece il brusio persiste può significare che ci troviamo davanti ad una colonia orfana; poi vado a spostare un diaframma e verificherò le scorte ai lati della camera di covata. Nei due telaini centrali dovrei trovare delle rose di covata, fresca ed opercolata.
Non cerco la regina, la covata fresca mi conferma la sua presenza, cerco invece cellette opercolate, sperse nei favi, magari con opercoli infossati e forati, indici della presenza di peste americana o peste europea.
Se questo dovesse succedere bisognerà fare subito la prova dello stecchino: prendiamo uno stecchino e lo si infila all’interno della celletta, normalmente cerco di farlo girare su se stesso più volte, poi si ritrae piano piano e si verifica se fra lo stecchino e l’interno della cella si forma un filamento. Se dovesse formarsi si verifica quanto lungo diventa prima di spezzarsi: se si spezza alla distanza di 5 mm. potremmo presumere di essere in presenza di peste europea, se invece il filamento si interrompe quando lo stecchino è a una distanza di un centimetro e più allora potrebbe essere una infezione di peste americana.
In ogni caso sarà necessario consultare un tecnico apistico dell’Associazione, inviando un campione al laboratorio dell’Istituto Zooprofilattico per gli accertamenti della patologia.
Personalmente sono molto scettico nel cercare di salvare la famiglia. Tenere in apiario una famiglia con queste patologie non mi farebbe dormire la notte: il solo pensiero che altre api possano saccheggiarla o che una contagiata entri in una altra famiglia diffondendo la malattia, mi fa decidere all’istante l’abbattimento delle api con dello zolfo e la brucatura dell’arnia con la relativa sterilizzazione di tutta l’attrezzatura usata in questo contesto, se l’arnia dovesse essere in buono stato, per chi ha possibilità, vale la pena di salvarla inviandola alla sterilizzazione con raggi gamma.
Se tutto questo non succede, un augurio che faccio a voi ma principalmente a me stesso, continuiamo la nostra visita osservando che non ci siano feci diarroiche sopra i telaini e nelle pareti dell’arnia, indice di una infestazione di nosema. Si Verifica poi che non manchino scorte abbondanti di miele, esente da fermentazioni, e una buona scorta di polline esente da muffe.
Da questo momento in poi possiamo mettere al di la dei diaframmi quei telaini pieni di miele che abbiamo tolto a ottobre, graffiando gli opercoli per far si che le api spostino il miele nel nido; attenzione però che se la famiglia è piccola e non riesce a trasportare il miele in breve tempo, il miele colando dal telaino finisce nel vassoio, innescando molte volte dei saccheggi da parte delle altre famiglie.
Per ovviare a questo inconveniente, ritaglio del cartone infilandolo attraverso la porticina d’entrata dell’arnia, in modo da riuscire a fermare la caduta del miele nel vassoio e dando il tempo alle api di recuperare quello caduto. Prima di chiudere sposto all’esterno dei diaframmi quei telaini abbandonati dalle api che presentano difetti di costruzione o annerimento; in ogni caso ristringo la camera di covata in base ai telaini che le api riescono a coprire. Vorrei consigliare di stringere il più possibile la famiglia: in questo periodo più stretta sta più si sviluppa. Depongo un panno di candito sopra la covata e chiudo l’alveare.
Nel diario riporto i dati dei telaini interessati dalla covata e dei telaini che si trovano al di la dei diaframmi. I ripari dal vento e la coibentazione dei copri favi vanno mantenuti: un ritorno del freddo può riportare in glomere la famiglia con il relativo abbandono, e morte, della covata che non viene più accudita.
A metà mese faccio una seconda visita e verifico lo sviluppo delle colonie, temperature permettendo, togliendo quei telaini che avevamo posto ai lati per la loro eliminazione, mentre aggiungo uno o due telaini inserendoli fra quelli che contengono covata: non si devono mai metterne due telaini vuoti appaiati perché le api li vedrebbero come un diaframma che divide così il nido in due parti distinte.
Durante questa visita, a seconda dell’andamento stagionale, inserisco un telaino da melario fra il telaino delle scorte e il primo di covata. Questa operazione permette alle api di costruire sotto il telaino da melario un bel favo con celle maschili e contemporaneamente riempiranno il favo soprastante di miele primaverile. Nella parte appena costruita la regina deporrà solo covata maschile e le varroe, attratte fortemente dal ferrormone di queste larve, accorreranno in massa per riprodursi. Da ricordare che una volta che gli alveoli sono stati opercolati bisognerà togliere il telaino ed eliminare la parte di covata maschile contenente tutte le varroe che si stanno riproducendo. Questo è un metodo un po’ empirico ma serve ad abbassare l’infestazione di acari nell’alveare. Il telaino contenente il miele andrà posto al centro del primo melario che andremo a porre sopra la famiglia, con il compito di attirare velocemente le api oltre l’escludi regina.
Altra cosa importante di questo periodo è che mancano quaranta-cinquanta giorni alla fioritura dell’acacia che nella mia zona varia dal 27-30 aprile al 6-8 maggio, questo vuol significare che tutte le larve e le uova deposte in questi dieci-quindici giorni saranno le bottinatrici del raccolto più importante.
Sempre con attenzione alle temperature, che non ci siano brinate mattutine, potremo alimentare le nostre famiglie con dello sciroppo che sia stimolante per la deposizione della covata.
La mia alimentazione stimolante normalmente si compone di un sciroppo formato da un litro d’acqua tiepida, un chilogrammo di zucchero, due grammi di cremor tartaro o acido citrico, ( equivalgono ad un cucchiaino da caffè) e due cucchiai di aceto o limone, agitare fino che la soluzione diventa trasparente, somministrare un bicchiere alle sera per dieci o quindici giorni costantemente tutti i giorni.
La terza visita servirà per controllare lo sviluppo e la potenzialità delle colonie. Normalmente dopo lo sciroppo di stimolazione noto subito un evolversi della famiglia, da questo momento in poi cercherò di pareggiare la forza delle famiglie.
Il pareggiamento delle famiglie si può fare in più modi: dopo essersi accertati che nell’apiario non ci siano delle malattie, si possono spostare dei telaini di covata da un alveare all’altro, oppure, come faccio io scambiare di posizione tra loro le casette di forza diversa in modo che le bottinatrici rientrando alla sera vadano a ripopolare la famiglia più debole.
Forse ho scritto un po’ troppo ma le operazioni del mese sono molte e devono essere elencate in forma precisa. Naturalmente ho descritto come sarà il mio modo di operare ma è sottointeso che ognuno deve adattare le operazioni al territorio in cui si trova e svolgere solo quelle che ritiene importanti.
Un saluto e al prossimo mese

Paolo Franchin ...