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Lavori ottobre

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Lavori in apiario nel mese di Ottobre 2009

Il detto che una volta, in questo periodo, ricorreva fra gli apicoltori era che dal mese di Ottobre in poi meno si toccavano le api e meglio era.

In parte è ancora vero; il nostro lavoro in apiario è rallentato, si riduce a qualche passeggiatina e alla pulizia dei vassoi…….. ma non dobbiamo certamente abbassare la guardia nei confronti della varroa.

Verso la metà del mese è doveroso fare una visitina ai nidi dei nostri alveari; la visita deve essere diligente e veloce; ognuno deve sapere in forma precisa quello che deve osservare senza tenere per troppo tempo aperti gli alveari, causando involontariamente dei saccheggi.

Normalmente scelgo una bella giornata, non troppo calda e afosa, certamente un po’ ventilata, faccio una passeggiatina davanti agli alveari e osservo che non ci siano api morte sul predalino; guardo che non ci siano api che camminano sui fili d’erba; esamino che le api, in uscita dalle casette, prendano il volo in una direzione diritta  che le porti lontano. Se dovessi accorgermi che le api, uscendo dall’alveare, compiono dei voli attorno agli alveari adiacenti, senza una meta precisa, allora rinvio il lavoro………   certamente alla prima casetta che scopro innescherei un saccheggio.

Per la visita incomincio dai nuclei o dalle famiglie più deboli, dopo il primo soffio di fumo sotto il coprifavo scopro il nido, individuo subito se ci sono telaini abbandonati dalle api, telaini non ancora completati nella costruzione, telaini deformati dal caldo dell’estate o che presentano alveoli grandi per l’allevamento di covata da fuco.

Tutto questo materiale cerco di portarlo all’esterno dei diaframmi, in questo modo lascio che le api  prelevino il miele rimasto portandolo al centro dell’alveare negli alveoli che rimangono vuoti dopo la nascita delle api. Operando in questo modo riduco la camera di covata, in preparazione della stagione fredda, sprono le api allo spostamento del miele che è come alimentare la famiglia con un nutritore.

Nell’eseguire queste operazioni osservo con attenzione le scorte della famiglia e che  la covata si presenti compatta e abbondante. In questo periodo nelle famiglie forti dovremmo trovare non meno di quattro o cinque telaini di covata con due e più telaini laterali completi di miele.

Le scorte devono essere abbondanti: oltre verificare la corona di miele sopra i telaini che contengono covata, bisognerà osservare le scorte di polline, cosa molto importante per l’alimentazione delle larve.

In questi periodi di forte siccità si rischia di trovare famiglie con tanto miele, conservato dalla primavera, ma con poco polline; questo può produrre un blocco della covata da parte della regina. Si può cercare di ovviare a questo inconveniente aggiungendo un telaino di polline conservato in magazzino oppure prenderne uno da una famiglia che ne ha in abbondanza, altrimenti si possono usare, come estreme rimedio, dei surrogati che si trovano in commercio.

Durante queste visite quello che più mi attrae è la covata: guardarla attentamente ci aiuta ad individuare delle virosi che molte volte sfuggono ad un occhio frettoloso, guardare dentro agli alveoli non è solo curiosità ma serve ad individuare quelle larve che sono morte prima di essere opercolate.

La covata a sacco, la covata calcificata e non per ultima la peste americana vengono eventualmente diagnosticate   estraendo una pupa dalla cella opercolata con l’aiuto di uno spillo: in assenza di tali patologie e se  non notiamo la presenza di varroe che si stanno alimentando possiamo stare tranquilli. Se invece ci accorgiamo di avere una famiglia che si è reinfestata di varroa possiamo ricorrere ad un trattamento con acido ossalico, sapendo che può abbattere solo il 10% delle varroe che si trovano all’interno dell’arnia. A questo punto per quanto poche possano essere, quelle abbattute  è sempre un aiuto a questa famiglia in difficoltà. Da ricordare che se si dovessero notare delle farfalline delle tarme della cera vicine a qualche alveare dobbiamo far attenzione perché può essere indice che la famiglia è molto debole e non è più in grado di difendersi dalle tarme.

Come ultimi lavori ricordiamoci di predisporre le  porticine per il periodo invernale, anche per evitare che animaletti come topolini di campagna, lucertole ed altri possano infastidire le nostre api in un periodo tanto critico per la loro sopravvivenza; alziamo gli alveari da terra oltre i trenta centimetri; assicuriamoci che il terreno non sia umido o che trattenga l’acqua piovana. Non per ultimo ricordiamoci di porre i nostri alveari in posizione che riescano ad essere soleggiati  per il maggior tempo possibile  nelle corte giornate invernali.

Da questo periodo in poi, dopo aver riordinato e pulito il nostro magazzino, possiamo trovare il tempo di riposarci e nelle lunghe serate d’inverno possiamo frequentare le nostre Associazioni.

Ritroveremmo amici e colleghi, ci scambieremo le esperienze di questa annata apistica, potremo ascoltare le novità del settore, faremo le nostre valutazioni su come ha funzionato l’organizzazione della nostra Associazione nel momento in cui abbiamo avuto bisogno  di consigli o magari di qualche visita da parte di un tecnico apistico.

Il partecipare ad una Associazione in maniera passiva è, molte volte, peggio di fare delle critiche o delle riflessioni fuori luogo. Le Associazioni vanno sostenute proprio con le vostre critiche, anche in maniera ferma e decisa per il bene degli iscritti. Un Presidente che non tiene conto delle critiche o dei suggerimenti che possono scaturire dalle riunioni non può essere ritenuto tale.

Forse mi sto addentrando in un campo minato e allora basta con le cose troppo impegnative! Questo deve essere un momento di rilassamento nell’attesa della prossima annata apistica, la mia previsione è certamente positiva perchè sarà certamente più fruttuosa di quella trascorsa.

Un saluto a tutti

Paolo Franchin ...