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A.P.A.V. servizi
ASSOCIAZIONE PROVINCIALE DEGLI APICOLTORI di VENEZIA
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Lavori in apiario nel mese di Aprile 2009

Nel mese di Aprile seguiremo l’andamento dello sviluppo delle famiglie, frutto di come avremo impostato il lavori nel mese precedente.
All’inizio del mese controlleremo che la covata si sviluppi in maniera regolare: la regina deve deporre in tutta la superficie di un telaino prima di passare al successivo e se così non fosse, perché troviamo della covata concentrata nella parte anteriore dei telaini, dovremo girarne uno ogni tre in modo da portare la covata nella parte posteriore e indurre le api a popolare i telaini in tutta la loro superficie.
Verificheremo l’integrità della covata e l’assenza di malattie: peste americana, peste europea, covata a sacco, covata calcificata.
Guarderemo con interesse le scorte di polline e quelle di miele e ci accerteremo che nel telaino trappola la covata da fuco non sia opercolata; se invece lo fosse potremo procedere alla sua estrazione.
In laboratorio estrarremo delle pupe dagli occhi neri e controlleremo quante varroe sono attaccate all’insetto che doveva essere un futuro fuco.
Davanti alle casette non devono esserci api che camminano per terra o tremanti; anche il conteggio delle varroe nei vassoi può essere utile per capire il grado d’infestazione della famiglia.
E’ ovvio che, mentre uno fa queste operazioni, deve già sapere che tipo di trattamento ha deciso di eseguire per difendere le api da questo parassita; le visite dovranno servire solo per definire il periodo più propizio per il trattamento, prima che avvenga il collasso della famiglia.
Per chi non ha ancora fatto queste considerazioni vorrei suggerire di adeguarsi al più presto: può prendere informazioni presso le Associazioni.
Attualmente la varroa si manifesta in maniera talmente virulenta che porta l’apicoltore, anche quello con due casette, a diventare un tecnico di settore, altrimenti si estinguerà come le sue api.
Dai dati riportati dalle riviste in questo periodo risulta che sono proprio gli apicoltori che hanno meno di dieci alveari a svolgere il lavoro ecologico d’impollinazione del territorio.
L’apicoltore responsabile, anche se piccolo, deve svolgere questo lavoro non solo per avere un compenso economico ma per sostenere, per se e per gli altri, la natura che ci circonda che non potrebbe vivere senza i nostri piccoli insetti.
Personalmente sono molto amareggiato: dalla ricerca scientifica non ci sono novità, anche se affannosamente si cerca di esplorare in tutti i campi.
Il prof. Moreno Greatti dell’Università di Udine dice che l’acaro si è fatto furbo, ossia quando esce da una celletta e sente che l’ambiente è saturato dagli evaporanti corre a rifugiarsi in un alveolo dove c’è una larva che sta per essere opercolarta, riducendo la fase di permanenza sull’ape adulta con un incremento di sviluppo degli acari.
In questo modo i nostri trattamenti hanno un’efficacia molto ridotta: non riusciamo ad abbattere quel numero di varroe tale da darci la certezza della sopravvivenza della nostra famiglia.
Nell’articolo del mese prossimo porterò delle mie esperienze e quelle di qualche mio amico apicoltore.
Credo che mai come in questo momento sia importante condividere le nostre conoscenze.
Fare squadra tra noi, superando tutte quelle cose che ci hanno diviso fino ad oggi, può darci quello stimolo a ricercare delle tecniche apistiche nuove e forse vittoriose.
Ritornando ai nostri lavori a metà del mese possiamo travasare i nostri nuclei dai cassettini di polistirolo alle arnie; il lavoro va svolto con molta diligenza: è il momento di osservare la qualità dei telaini delle nuove famiglie.
La ricerca della regina in questo periodo deve essere una cosa obbligatoria: il vederla camminare nei favi ci permette di valutarne la forma, il colore e la dimensione.
Questi caratteri possono aiutarci a capire se si avvicina approssimativamente ad un tipo di razza o è un ibrido fra più razze.
Ciò è importante soprattutto per quelli come me che abitano in zone di confine: da una parte abbiamo la ligustica e dall’altra la carnica.
Una cosa importante è quella di marcare al regina, una cosa che può sembrare difficile ma che con un minimo di attrezzatura si rivela un lavoro semplice e molto utile per tutte le operazioni che dovremo svolgere in seguito.pennarellodisco Ritagliando una piccola corona da un tubo di plastica e incollando da un lato un pezzettino di rete, può essere quella dei muratori che usano sotto l’intonaco od altro, riusciamo a fermare la regina sotto la rete nel telaino, si appoggerà leggermente un pennarello ad acqua sopra il corsaletto della regina ed il lavoro è concluso.
Il problema è fermare con delicatezza la regina, se assieme dovessimo fermare qualche ape nulla di male dopo qualche momento saranno libere tutte e due.
Il periodo è buono perché, se anche dovessimo danneggiare la regina, le api in questo particolare momento dell’anno la sostituiscono senza molti problemi.
Da metà mese in poi incomincia la stagione della sciamatura; molte volte ho spiegato le tecniche che uso per controllare questo fenomeno, qualcuno ha espresso pareri discordi sul mio modo di operare ma ben vengano queste osservazioni, servono a farci riflettere……. c’è sempre qualcosa da imparare.
Una famiglia che sciama è un potenziale perso, in quantità di prodotto, anche se avendo catturato lo sciame abbiamo formato una nuova famiglia ma non è detto che questo appaghi il lavoro svolto per preparare l’alveare ad affrontare le grandi fioriture.
L’asportazione delle celle reali può essere un metodo per controllarla, anche se l’operazione si rende pesante e difficile: l’osservazione attenta di tutte le facciate e i bordi dei telaini con il relativo allontanamento delle api che proteggono i cupolini, il sole che comincia a riscaldare e le api che sono infastidite dal nostro lavoro ci portano ad un affaticamento non trascurabile.
Altro metodo per il controllo è quello del taglio degli uncini che uniscono le ali alla regina, altre volte ho spiegato questa pratica che personalmente mi ha dato ottimi risultati.
Naturalmente da metà mese in poi bisognerà osservare ogni singolo telaino una volta alla settimana.
Ho degli amici che quando si accorgono che sono stati formati dei cupolini e la regina vi ha deposto le uova, eliminano tutte le celle reali di quella famiglia e spostano un telaino di covata fresca assieme alla regina in un piglia sciami e nell’arnia introducono una cella reale prodotta in un allevamento esterno.
Operando in questo modo alla famiglia passa la febbre sciamatoria; la nuova regina dopo essere nata farà il volo di fecondazione, nel frattempo nell’arnia tutta la covata sarà già nata e la varroa si troverà tutta sul dorso delle api.
Con un trattamento di acido ossalico gocciolato si riesce a ripulire tutta la famiglia dall’acaro, iniziando così una nuova fase sana e pulita senza perdere il raccolto annuale.
Con la posa dei melari cercheremo di posizionare anche gli escludi regina relegando la stessa necessariamente nel nido: avere la regina che per un abbassamento della temperatura o perché molto dotata sale nei telaini del melario a deporre covata è un inconveniente da non trascurare.
Trovare telaini nel melario, completi di miele opercolato, con una piccola rosa di covata al centro, mettono in crisi l’apicoltore che deve operare per toglierla.
Se vuole lasciarla dovrà spostare quei telaini nel nuovo melario posto sopra il nido, ma un telaino che ha contenuto della covata sarà in seguito più difficile da preservare dagli attacchi della tarma della cera, senza trascurare l’inconveniente del particolare sapore del miele che lì verrà deposto.
Seguendo la mia tecnica apistica i melari vanno collocati una settimana prima della grande fioritura e nelle sere successive vado ad alzare i copri favi per verificare se le api sono salite dal nido a popolare i telaini del melario.
Se questo non avviene prendo una bottiglia con nebulizzatore e spruzzo sopra i telaini del melario una nebbiolina di sciroppo, quello che uso per alimentare le famiglie: in questo modo le api nella notte saliranno sui telaini attratte dalla soluzione zuccherina, prendendo famigliarità anche con questa nuova parte di arnia.
Un augurio a tutti per le future fioriture e al prossimo mese.

Paolo Franchin ...