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Lavori novembre

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Lavori in apiario nel mese di Novembre 2010

                                 

In questo periodo molti apicoltori sono in apprensione per non sapere precisamente quando sia il momento giusto di apporre agli alveari i ripari contro il freddo. Non è una decisione molto semplice da  prendere: ogni zona ha le sue caratteristiche geografiche, le famiglie non sono popolate tutte alla stessa maniera, le regine presentano età differenti.
Come ho sempre sostenuto ogni apicoltore deve fare le sue valutazioni e trarre le relative conclusioni.
 Nella mia zona i ripari contro il freddo vanno collocati, inderogabilmente, dall’estate di S. Martino a fine mese e, se dovessero esserci brinate continue, anche prima; allora conviene intervenire anticipatamente.
Deve essere chiaro per noi tutti che gli apiari durante l’invernata  non possono sostare in zone umide, specialmente quando sotto le arnie si forma dell’acqua stagnante. Non è detto che le postazioni dove avevamo collocato i nostri alveari questa estate vadano bene anche per la stagione fredda; se li avessimo messi sotto a degli alberi, anche a foglia caduca, per lavorare più comodi e al riparo dal sole, ora è il momento di spostarli all’aperto. Così se avessimo disposto degli alveari con le porticine rivolte ad est o ad ovest, dovremmo porre le arnie con le porticine verso il punto in cui si trova il sole alle due di pomeriggio (ora legale).
arnieSi dice che le api non muoiono mai a causa del freddo ma di fame …….. io aggiungo anche di nosema che potrebbe svilupparsi della muffa che si forma nel polline. Conosco amici apicoltori che durante l’inverno tolgono i vassoi perché sostengono che l’aria che passa sotto all’alveare porta via l’umidità che si forma nelle parti esterne del glomere, altri invece chiudono la retina anti varroa con del polistirolo.
Personalmente, tra la metà di gennaio e i primi di febbraio, uso del cartone con sopra del candito che  faccio passare sotto la porticina appena mi accorgo che la regina ha cominciato la deposizione:  può essere un aiuto alimentare alla famiglia e in più il cartone si comporta come una spugna per l’umidità. Direi che con questa tecnica non mi sono mai trovato male.
Per la protezione sopra il tetto metto dei fogli di polistirolo espanso ad alta densità, ritagliati in modo che entrino nel copri favo, ho visto altri usare degli stracci di lana, fogli di giornale accartocciati e altri ancora riempire il copri favo di segatura, in ognuno di questi casi ho sentito solo degli apprezzamenti.
Come frangi vento si possono usare delle lamiere o delle reti ombreggianti, è importante che distino dal retro degli alveari almeno un metro e mezzo, proprio per non impedire all’aria una libera circolazione sotto gli alveari.
L’invernamento dei nidi è cominciato qualche mese fa, alla fine di questo lavoro le mie famiglie si troveranno tra due diaframmi. Personalmente inverno al centro della casetta,  su un massimo di sei favi per le famiglie forti e su quattro per i nuclei e le famiglie più deboli, all’esterno dei diaframmi lascio un telaino di miele (sempre distante dalle pareti esterne).
Se mi trovassi a scegliere fra due telaini: uno di miele e uno di polline, da lasciare fuori dal diaframma, sceglierei sicuramente quello di miele, specialmente se fosse in parte opercolato; il polline è molto più soggetto alle muffe, diventando nocivo per le api specialmente quando lo usano per nutrire le larve.
Non abbiate paura di restringere i nidi: le api si riscaldano meglio quando lo spazio a loro disposizione è  contenuto piuttosto che quando è eccessivo causando una dispersione del calore prodotto dal glomere ………… una stanza piccola si riscalda più facilmente di una grande! Verso la metà del mese o al massimo a fine mese, in una giornata di sole e nelle ore centrali, una visita veloce ai nidi è doveroso farla: dovremo verificare nei telaini centrali lo stato della covata per procedere al trattamento invernale contro la varroa, indispensabile per salvare le nostre api.
Parlare di trattamenti è punto dolente! E’ vero ci sono tanti dubbi e preconcetti su questo nuovo farmaco che stiamo sperimentando: non si può usare nel sublimatore, deve essere usato in forma gocciolata e con le modalità fornite dalla ditta venditrice, devono essere coinvolti i veterinari ecc. In ogni caso l’unico farmaco permesso dalla legge per il trattamento invernale degli apiari è : API BIOXAL .Sia chiaro che usare altri farmaci o prodotti chimici non autorizzati è fuori legge alla pari della persona che  ruba o froda lo Stato.
Una cosa mi preme per mettervi in guardia: non fatevi abbindolare dai soliti maghi che vi raccontano di avere la soluzione in tasca e di tenersela stretta perché è un segreto da non svelare a nessuno.
State attenti perché potrebbero avere sì la polverina ma ad un primo controllo sul miele o sulla cera potrebbe risultare nociva o peggio ancora tumorale. Non so quanto tranquilli possiamo stare se quel miele fosse già stato assunto dai nostri clienti abituali o da qualche nostro famigliare, peggio ancora se dovesse essere un nipotino.
Sono certo che non vale la pena mettere in gioco la nostra buona reputazione per dar ascolto a qualcuno che il giorno dopo smentisce di averci venduto quel prodotto. Se avete dubbi cercate di chiedere consiglio ai tecnici apistici della vostra Associazione o meglio ancora ai veterinari della vostra ASL.
Dico questo perché cose di questo genere sono già successe e ho visto amici apicoltori, onesti caduti nella rete, abbassare la testa incontrandomi.
Se proprio non volete usare il farmaco consentito torniamo alle nostre origini: vi ricordate quando si usava lo zucchero a velo, oppure la farina di frumento quella a doppio zero. Una bella impolverata e si vedevano le varroe cadere lo stesso anche se in misura molto minore di quella dei farmaci.
vassoi1In tutti questi anni che pratico l’apicoltura più volte ho perso le api ma il   pensiero di non aver mai regalato un vasetto di miele con prodotti nocivi all’interno mi ha ripagato di tutte le delusioni sofferte.
Torniamo al nostro lavoro: dopo il trattamento invernale sarebbe meglio non aprire più le arnie per il controllo dei nidi e meno ancora per l’estrazione dei favi se non per problemi urgenti che possono sorgere durante l’invernata. Sarà importante decifrare la lettura dei vassoi antivarroa che si trovano sotto le casette.
Come detto altre volte i residui che si depositano su essi possono darci una precisa situazione della famiglia, se riscontriamo quattro o cinque strisce di detriti compatti e quelle centrali più lunghe delle altre allora vuol dire che la famiglia è ben popolata e potrà essere una promessa per la prossima primavera.
Così pure se le strisce sono tutte da un lato: la famiglia si è spostata verso un punto più caldo della casetta, in questo caso staremo accorti che il glomere abbia le scorte molto vicine oppure lo aiuteremo con del candito posto sopra i favi o passato sotto la porticina. Quando le 4 strisce sono molto strette con detriti molto fini, significa che la famiglia consuma poche scorte, indice di un buon invernamento da parte dell’apicoltore.  Se le strisce dovessero essere 6 o 7 corte e differenti di spessore fra quelle esterne e quelle interne, vuol significare che la famiglia deve essere ristretta il prima possibile, le api non riescono a riscaldare lo spazio a loro riservato e vi è una dispersione di calore.
vassoi2 Se si dovessero trovare delle strisce molto larghe sulle parti laterali con pezzetti di opercolo molto grossi (nella speranza che non sia coperto tutto il vassoio) allora siamo in presenza di un saccheggio che può essere virulento nelle giornate calde o latente nelle giornate più fredde
Verso febbraio, quando le api cominciano a rientrare con le palline di polline nelle zampe, andremo a ricercare nei vassoi la presenza di qualche pupa o uovo che cade dall’addome della regina, questo sarà il segno che la famiglia si sta muovendo e che la regina incomincia il suo lavoro di deposizione.
Quando riscontreremo queste situazioni sarebbe bene, in una bella giornata di sole, aprire la famiglia e con un lavoro veloce stringerla di uno o due telaini, senza toccare quelli centrali. Sarebbe una buona cosa porre del candito sopra i telaini e coprirlo con un pezzetto di nailon in modo che possa mantenere tutta la sua umidità.
Per essere i lavori di Novembre in cui l’apicoltore dovrebbe assaporare le sue giornate di riposo dopo l’annata apistica, forse mi sono esteso troppo.

Un saluto, e al prossimo mese


Paolo Franchin ...