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Lavori novembre

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Lavori in apiario nel mese  di Novembre 2009

Dopo le festività dei morti, le mattine sono molto umide, le giornate si accorciano e le serate iniziano ad avere delle temperature un po’ fredde. Noi apicoltori conosciamo bene queste cose…….. ce le insegnano le nostre api che incominciano in questo periodo a posizionarsi sui favi dove costruiranno il glomere per difendersi dal freddo nei mesi che verranno. Il lavoro di magazzino è predominante in questo momento, la pulizia dei melari e dei telaini dalla propoli, la difesa degli stessi dalla tarma della cera, il raschiamento degli escludi regina, la disinfestazione degli attrezzi usati nella stagione estiva.

La nota dolorosa per ognuno di noi è che non siamo piccoli piccoli per poter entrare nelle arnie e verificare il grado d’infestazione di varroa che possiede ogni nostra famiglia;  invece dobbiamo accontentarci di verificare i vassoi per identificare qualche varroa caduta e ancora viva. Un ritrovamento di questo genere, con un numero di due o tre varroe vive nel corso di una settimana, ci mette uno stato di curiosità per non dire di preoccupazione  e di frenesia nell’attesa di una giornata tiepida per poter sollevare il coprifavo e verificare.

Proprio questo deve essere il nostro comportamento: attendere, dopo la metà del mese, il momento propizio durante una bella giornata in cui ci sia del movimento di volo delle api sul predalino. Alzato il copri favo verifichiamo subito che la famiglia sia distribuita su tutti i telaini, poi estraendoli uno ad uno,   guarderemmo se cè presenza di covata fresca; se questa non è presente allora avremmo l’opportunità di eseguire un trattamento con acido ossalico gocciolato direttamente sulle api, ossia negli interspazi dei favi. Ricordo che quello versato sopra i telaini o sopra le parti in legno dell’arnia è materiale sprecato, le api non lo raccoglieranno mai in quanto non ne sono attratte. Solo con questa operazione saremmo certi di aver abbattuto tutti gli acari che infestavano la famiglia. Molte volte, come è successo a me, la regina sta ancora deponendo delle uova e per mia sfortuna o fortuna mi ritrovo con uno o due telaini di covata opercolata; allora solo dopo aver osservato se le api sono fisicamente integre e se ci sono api sul predalino o che camminano sui fili d’erba, decido se il trattamento serve subito o se può essere rinviato a quando non ci sarà più covata. Personalmente non sono tanto propenso a distribuire acido sulle api: certamente noi non prendiamo medicine prima di ammalarci; l’acido ossalico diidrato in quantità di cento grammi deve essere diluito in un litro d’acqua tiepida con l’introduzione di un chilogrammo di zucchero, il tutto deve essere mescolato e quando la soluzione diventa limpida deve essere distribuito negli interfavi con una siringa in una quantità pari a 5 cc per telaino coperto dalle api. In questo periodo non serviranno certamente cinquanta cc per famiglia: le api sono molto di meno che nel periodo estivo e allora conteremo i telaini effettivamente coperti dalle api e ci comporteremo come già detto.

Personalmente faccio una soluzione usando tre etti di zucchero, tre etti d’acqua e trenta grammi di acido ossalico diidrato, ne risulta un vaso da miele quasi pieno, in questo modo spreco meno materiale ed ho un prodotto sempre fresco.

Durante la verifica della presenza della covata non dimentichiamo di osservare le scorte di miele e la posizione dove si trovano: se sono distanti dal punto in cui si forma il glomere cerchiamo di avvicinarli di una o due posizioni e possiamo porre sopra i telaini anche del candito spingendolo all’interno degli interfavi, le scorte in questo periodo sono determinanti: non vorrei che qualcuno avesse delle famiglie sane per poi vederle morire di freddo perché non hanno scorte  per riscaldarsi.

Per porre dei ripari all’esterno degli alveari o degli stracci o della carta sui sottotetti, aspettiamo che le giornate presentino quelle temperature rigide invernali. Se li poniamo adesso non riusciremo a dare alle api il reale momento della stagione in cui si trovano. Anche i ripari esterni devono essere solo dei frangi vento, come delle siepi o palizzate ad una distanza di un metro e mezzo dagli alveari. Alle volte si vedono alveari coibentati con dei fogli di polistirolo e avvolti in teli di nailon; immaginate quanta umidità deve esserci all’interno di quella famiglia, le muffe che si formano nei telaini di polline. Il mio amico-maestro Toni era solito dirmi che quando si facevano queste cose era come mettere una coperta bagnata sulla schiena di un cavallo alla fine di una corsa.

                 

  Nella prima settima di Ottobre sono stato per due giorni a Lazise sul Garda durante la manifestazione  “ I Giorni del Miele”. Per darvi la visione dei lavori ve li descriverò con degli appunti fatti da un mio carissimo amico presente ai lavori: “ Nell'ambito della manifestazione della FAI "I giorni del Miele" è stato organizzato un convegno - tavola rotonda sul tema della Varroa e delle patologie apistiche. Un'iniziativa svolta in collaborazione con i Consorzi Apistici provinciali di Udine di Gorizia, di Pordenone e di Trieste.
Una giornata intensa e fitta di relazioni ma che forse non ha raggiunto lo scopo che la "Commissione Apistica Alpe Adria" si era prefissa: quella di essere un momento di confronto ed aggiornamento su quanto realizzato ed osservato nel corso dell'anno sotto il punto di vista tecnico. Spesso gli interventi infatti hanno un po' troppo indugiato su aspetti organizzativi e il richiamo costante ad un inquadramento generale rendeva le singole relazioni un po' troppo prolisse e ripetitive. E' comunque esperienza per migliorarsi negli aspetti organizzativi nel prossimo incontro. Non sono mancati comunque interventi importanti e il dibattito degli intervenuti ha spesso scoperto alcuni nervi sensibili del settore. Ottima l'idea di invitare i rappresentanti ed esperti delle nazioni vicine e buona la partecipazione dei veterinari. Un'attenzione che è di buon auspicio
”.
Una cosa importante nella discussione è stata quando il dott. Giampaolo Palmieri dell’Associazione di Sondrio ha presentato una ricerca, con delle foto comprovanti la sua ipotesi, dove si diceva che l’acaro varroa sta cambiando il suo comportamento biologico. Mentre una volta si riscontrava che la varroa entrava nelle cellette delle larve solo il giorno prima della loro opercolatura, il dott. Palmieri ha dimostrato che attualmente già al terzo giorno di vita della larva la varroa entra e si nasconde sotto di questa; il problema diventa molto più grave quando la celletta in cui si introduce questo acaro è quella di una futura regina. Solo valutando questa esperienza possiamo giustificare perché in questi ultimi anni abbiamo molta difficoltà nell’allevamento delle regine: anche noi piccoli apicoltori abbiamo osservato che molte regine non si fecondano o non tornano più dai voli di fecondazione. Certamente dovremmo tenere presente anche questo fattore nell’allevamento stando molto attenti di scegliere  una famiglia sana e con poca varroa per allevare le regine

Il giorno dopo, Domenica 3 ottobre, si è svolto il convegno apistico annuale di Lazise, si sono relazionati i lavori di APIMONDIA e molti altri oratori hanno portato le loro considerazioni del mondo apistico, mentre sul piano pratico e operativo non sono riuscito a recepire informazioni importanti.

La cosa che mi è stata più gradita e quella di aver incontrato tanti amici apicoltori tecnici apistici, veterinari, di tutte le zone del nord Italia, e nessuno mi ha parlato di morie di api o sterminio di apiari, argomento principale degli anni scorsi. Vorrei dire che erano sorridenti per la bella annata e per lo sviluppo delle famiglie e, se vogliamo dire , interessati a capire come potevano riproporre le stesse situazioni l’anno prossimo.

Tutto questo possiamo dirlo a gran voce che dalla primavera ad oggi le API SONO TORNATE a visitare i  nostri fiori e a ripopolare i nostri territori. 

Altre cose potrei raccontarvi ma non vorrei annoiarvi troppo……  perciò un augurio e un saluto al mese prossimo

Paolo Franchin ...