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Lavori ottobre

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Lavori in apiario nel mese di Ottobre 2010

Ottobre: ultime giornate di tiepido sole, in molte zone la nebbia mattutina ritarda la vendemmia fino a quando i raggi solari non asciugano i grappoli d’uva appesi alle viti. Per noi il lavoro apistico si volge al termine; le sciamature e i faticosi trasporti di pesanti melari, anche se rimangono un ricordo vivo, oggi sono solo nella nostra memoria. Se nel nostro magazzino abbiamo lavorato con cura e diligenza possiamo ritenere chiusa la nostra stagione apistica, a parte gli ultimi ritocchi alle famiglie per prepararle a trascorrere l’inverno in maniera ottimale.
Nella prima settimana del mese, in una giornata di sole scegliendo magari le ore più calde, una visita alle famiglie è doverosa.
Cominciando sempre con la solita passeggiatina davanti agli alveari, osserveremo che non ci siano api morte o che camminano per terra o sui fili d’erba; le porticine delle arnie sono già state abbassate, riducendo l’entrata a sole poche api per volta.
Il movimento di volo deve essere frenetico e veloce e le api devono avere delle direzioni lontane, se dovessero uscire e fare dei voli circolari e rientrare, allora dovremo segnare la casetta per verificare la presenza della regina o altre irregolarità nella famiglia.
Se tutto è tranquillo allora con la leva, spazzola e l’affumicatore fumante cominceremo la nostra visita *partendo dalle famiglie più deboli che saranno certamente i nuclei o gli sciami presi dopo la primavera.
Mi dimenticavo di dirvi che assieme agli attrezzi dovete portare il panno bianco, non si sa mai, può darsi che mentre si esegue la visita possa avvenire un tentativo di saccheggio nella casetta che stiamo visitando. In breve tempo riusciremo a fermare il flagello del saccheggio con la posa immediata del panno sopra i telaini che con la sua lunghezza riesce a coprire anche l’entrata dell’arnia. Ricordiamoci che le api in questo particolare momento hanno predisposizione per queste cose, e * sono ancora più propense se la loro casetta è a corto di scorte.
La visita deve essere breve ma con un programma deciso completo: cerchiamo di riflettere prima di andare in apiario fissando mentalmente i punti principali da osservare.
Spostando il primo telaino laterale, verificheremo che sia completo ed opercolato di miele, meglio ancora se è di colore chiaro, significa che è miele primaverile o al massimo estivo; dico questo perché se fosse molto scuro e disopercolato potrebbe essere di melata o di castagno. Questo prodotto non è certamente l’ottimale per le scorte invernali e la ripresa primaverile.
Proseguendo guarderemo se ci sono telaini deformati dalle temperature estive o con molti alveoli grandi per la covata da fuco; anche questi li sposteremo al di là del diaframma, se non contengono covata, o ai lati del nido, * in caso contrario, per poterli estrarre appena questa sia nata. Toglieremo anche quei telaini non completi e quelli che hanno la cera molto chiara, sempre che non *contengano covata. Ricordo che le api si riscaldano meglio su telaini scuri e la regina in primavera cercherà proprio questi per deporre la prima covata.
Osserveremo le scorte che fanno da corona alla covata, valutandone la quantità in peso: in un famiglia devono esserci almeno 12 Kg. di miele, poi dipende sempre dalla valutazione delle fioriture primaverili nella * singola zona e  * dall’esperienza di ognuno di noi.
Estraendo i * telaini di covata dovremo guardare se c’è covata fresca, questo ci solleva dal dubbio che la famiglia sia orfana. La covata, come sempre deve essere una rosa compatta e non deve presentare cellette scure e affossate, con uno stecchino aprite qualche celletta e verificate che la pupa non sia circondata dalle varroe, potrete, in questo modo, rendervi conto di quanto può essere salubre la famiglia.
Dalle ultimi informazioni mi risulta che ci sia una ripresa di focolai di peste americana, attenzione questo è il momento che si manifesta in forma più evidente, anche se doloroso dobbiamo prendere immediati provvedimenti per il bene nostro e dei nostri amici apicoltori vicini.
Nel ricomporre la camera di covata cercheremo di restringerla lasciando solo i telaini ricoperti dalle api. * Normalmente inverno i miei alveari al centro dell’arnia con i due diaframmi laterali * con al massimo   cinque o sei telaini per famiglia, il resto o lo porto in magazzino o, se mi sembra che possano avere poche scorte, lo posiziono al di là   dei diaframmi.
Operando in questa maniera non mi trovo telaini di miele o di polline adiacenti alle pareti esterne, evitando così che, con l’umidità e la condensa che si forma nella parte fredda dell’arnia, ammuffisca il polline o   inacidisca il miele.
Nel chiudere il coprifavo riporto nel diario dell’arnia le indicazioni che mi saranno utili per il futuro: il numero dei telaini con covata, la quantità di miele che ho lasciato come scorte, la quantità di telaini che contengono polline, lo stato generale della famiglia, se ho visto o meno la regina, la sua marcatura ecc.
In questo mese non consiglio di porre stracci o altro materiale, al fine di proteggere le api dalla temperatura esterna; lasciamo pure che le api e la regina si rendano conto della stagione fredda che sta per arrivare, diversamente la temperatura interna inciterà la regina a continuare nella deposizione in questo periodo non più favorevole.
A fine lavoro, nel lasciare l’apiario, programmate una giornata nella quale andrete a togliere tutta la vegetazione presente sotto gli alveari e davanti alle porticine di volo: queste erbe spontanee, durante l’inverno, mantengono l’umidità. Credo non piaccia a nessuno di noi dormire con sotto il letto delle vaschette piene d’acqua!  Ripulite bene i fondi antivarroa che serviranno a  capire le attività e la consistenza della famiglia nei giorni freddi che non ci permettono di aprirla.
Per ultima cosa, vi invito nelle lunghe serate d’inverno, a riprendere a frequentare le sedi delle vostre Associazioni, incontrando gli amici apicoltori e scambiando con  loro le vostre  esperienze, saranno delle vere e proprie lezioni di apicoltura pratica che difficilmente risentiremo.
Ricordo che molti anni fa, nel lontano 1980, Apitalia riportava una massima di un giornale americano che diceva: L’apicoltore che sa invernare le proprie api nelle migliori condizioni, con le minime perdite, il più basso consumo di miele, una buona tenuta dei favi, sarà considerato un  MAESTRO di APICOLTURA.
Un cordiale saluto


Paolo Franchin ...